Un castello ottagonale, con quel numero pietrificato per diventare eterno, un castello come un piccolo frammento della magnificenza di allora dove la breccia rossa ed i marmi bianchissimi di un tempo con i pavimenti ricoperti di schegge di luce con quelle pietre intarsiate in meravigliosi mosaici, tra colonne lisce nella mano più raffinata ed elegante, tra colore tanto colore e sfarzo, circondato da otto torri ottagonali, con otto sale al piano inferiore ed otto al piano superiore con un cortile interno ottagonale.
La pietra ed il numero, un numero segno di immortalità, di resurrezione, un numero che in quel labirinto dell’otto dove si è facile preda dell’immaginario con particolari e forme con la sua inspiegabile e ossessionante ripetizione nelle composizioni architettoniche. Perché la geometria è una scienza sacra ed il numero è le fondamenta di tutte le cose.
Ma “la storia di questo sito web viene a dire che la storia che in esso si doveva raccontare non viene raccontata”.
Perché se è vero che sedici stanze dalla forma trapezoidale, otto per ciascun piano, ora sono solo un frammento di quello che fu colore, sfarzo ed arte, con quella pietra tra terra e cielo, le sue geometrie diventano un labirinto tra reale ed irreale, tra sensi e percezioni da dove non è più facile uscirne:
« L’uomo è la misura di tutte le cose di quelle che sono in quanto sono e di quelle che non sono in quanto non sono »
Ma questa è la mia storia, quella di una giornata piovosa di fine novecento, dove tutto poteva e non poteva essere domandato ed ascoltato.