La Sacra Coppa
Nel corso del XIII secolo la Puglia occupò una posizione fondamentale per tutti coloro i quali si accingevano a raggiungere il Santo Sepolcro. Tra Oriente ed Occidente era una meta di passaggio, ma anche luogo di riposo dopo lunghi giorni di viaggio. A fianco dei numerosi pellegrini vi erano anche i coraggiosi Templari, i monaci cavallereschi dai lunghi mantelli; la Puglia era infatti una delle dieci province templari che comprendevano i territori dall’Europa centrale sino al medio Oriente.
I cavalieri del Tempio, così chiamati dal Tempio di Salomone, costituitisi nel 1128, avevano il compito di sorvegliare e proteggere le vie del pellegrinaggio e i luoghi santi. Successivamente la milizia di Cristo, Ordine dei poveri Cavalieri di Cristo, si trasformerà in un corpo speciale impegnato contro i musulmani. Sì, l’ordine del Tempio si distinse per il suo coraggio nella lotta contro gli infedeli, ma anche per l’onestà. Col tempo, o meglio, in poco tempo, si arricchì enormemente grazie a lasciti testamentari e a numerose donazioni sia in denaro liquido che in beni immobiliari e terrieri. Il loro prestigio, nonché le loro ricchezze, aumentarono sino al giorno 13 ottobre 1307, fino a quando in seguito a varie accuse di pratiche eretiche e di riti osceni elencati in una lista di 138 capi di accusa, il re di Francia, Filippo il Bello, diede ordine di arrestare tutti i Templari e di occupare e perquisire le loro sedi nel tentativo di impossessarsi del loro tesoro.
Ebbe inizio un processo illegittimo che durò cinque anni, durante i quali sotto atroci torture confessarono le cose più tremende ed incredibili. Alcuni sotto tortura morirono, altri si suicidarono. I superstiti ritrattarono dopo aver confessato la propria colpevolezza, ma furono mandati al rogo. I re di Francia e d’Inghilterra si appropriarono del loro tesoro. Tra i vari capi di accusa vi era quello di idolatria, difatti si sostenne che i cavalieri Templari adoravano nelle cerimonie una testa magica chiamata Baphomet; quella testa che è presente in Castel del Monte.
I rapporti tra Federico II e i Templari non furono dei migliori. Federico era riuscito, in effetti, ad ottenere la restituzione di Gerusalemme con accordi senza armi chiedendo il necessario sostegno ai Templari, i quali però si rifiutarono in quanto nel patto con i musulmani non vi era la restituzione della loro casa. In seguito Federico lanciò violenti attacchi contro i Templari. Nel 1226 confiscò i loro beni e fino al 1231 ci fu un periodo di confische e persecuzioni che finirono con la restituzione dei loro beni solo in punto di morte dell’Imperatore per sua ultima volontà. È bene dire che Federico II di Svevia intraprese rapporti con i Templari per due motivi: il primo, economico. In quegli anni (1235) le sue finanze non erano in condizioni da permettergli un’opera così onerosa come Castel del Monte e questa situazione fu particolarmente evidente quando nel 1240 all’assedio di Faenza per mancanza di denaro liquido fu costretto a coniare monete di cuoio, proprio colui che aveva coniato le bellissime monete d’oro, gli Augustali, che imitavano quelle coniate da Cesare Augusto.
Castel del Monte con i suoi arredi e la mole della costruzione necessitava di ingenti somme di denaro, ma in quel periodo i Templari avevano abbastanza denaro, tale da permettere di finanziare la costruzione? Il secondo motivo che legava l’Imperatore ai Templari era che Federico II conosceva la loro particolare missione, quella segreta di custodire il Santo Graal. I Templari avevano tra i loro tesori diverse altre reliquie: la corona di spine di Gesù, la bacinella utilizzata da Gesù per lavare i piedi agli apostoli, e tra le tante reliquie custodivano quella più importante, il Sacro Graal. In Castel del Monte, il lusso del suo interno, i pregiati marmi, le decorazioni più belle, facevano nobile corona al Graal? La Sacra Coppa fu ritenuta come il recipiente in cui era stato raccolto il sangue di Gesù crocifisso. Il Graal o Gradale era una scodella in cui Cristo, durante l’ultima cena, mangiò l’agnello pasquale, la scodella in cui Giuseppe d’Arimatea avrebbe, poi, raccolto il sangue di Cristo dalle ferite ancora aperte durante la deposizione. Federico II voleva far suo quel Santo Calice. Lo aveva cercato per anni, perché con la sua luce soprannaturale dava forza, giovamento e vita, e rendeva anche imbattibili in battaglia.
Per le sue straordinarie virtù, non fu solo Federico II a compiere la ricerca. Questa si protrasse per secoli, giungendo sino ai giorni nostri. Basti pensare che verso la fine del 1800,in uno sconosciuto villaggio dei Pirenei francesi “Rennes-le-Château”, il parroco del villaggio fu protagonista di misteriosi avvenimenti dovuti al rinvenimento del Graal e che durante il secondo conflitto mondiale la Germania del malefico Hitler impegnò ingenti risorse in uomini e mezzi per cercare il Vaso Sacro, inviando nazisti a Rennes. Tutto questo per quel Vaso, lo stesso Vaso che Federico II custodiva in Castel del Monte sotto l’attenta sorveglianza dei cavalieri Templari i quali al suo interno si riunivano praticando i loro riti con adepti pronti all’iniziazione. All’interno del castello, infatti, ogni stanza era contraddistinta da una chiave di volta tale da regolare un percorso obbligato, codificato, iniziatico. Il sigillo di Salomone presente, negli unici resti della pavimentazione del castello, nell’ottava sala, caratterizzato da triangoli contrapposti intorno a tessere esagonali di pietra chiara tale da formare la stella a sei punte e la testa barbuta presente nella chiave di volta della settima sala, identificabile nel loro idolo, il Baphomet, sono le prove che Castel del Monte fu dei Templari.
Il volto barbuto del Baphomet, la testa magica. Si racconta che un nobile di Sidone amava in segreto una donna, che un giorno la donna morì e l’uomo ne violò la sepoltura dove la possedette, e ancora, che una voce ammonì l’uomo dicendogli di ritornare alla tomba al tempo del parto e che dopo nove mesi l’uomo ritornò, scavò nella tomba e trovò in grembo alla donna morta una testa. E il racconto continua con la voce che consigliò all’uomo di custodirla con cura, poiché sarebbe stata fonte di ogni bene. A questa testa, custodita in seguito da alcuni cavalieri del tempio, fu dato il nome di Maometto, deformato poi in Baphomet. Durante i loro riti i Templari portavano una cordicella che veniva posta intorno al collo di questa testa barbuta, di quella testa barbuta impressa nell’eternità della pietra all’interno di Castel del Monte.